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Vecchia Mottola

 Albergo diffuso e Suite nel centro storico di Mottola

La Storia del Borgo

Le più antiche segnalazioni archeologiche sulla collina di Mottola, casuali e prive di dati precisi di rinvenimento, sono relative ad un ripostiglio di bronzi databili tra la fine dell’età del Bronzo-inizi età del Ferro (XII-XI sec. a.C.) oggi conservato nel museo archeologico di Taranto.

Intorno alla metà del IV secolo a.C., periodo di forte ellenizzazione del territorio apulo dovuto all’influenza culturale e politica della vicina colonia spartana di Taranto, sulla collina si costruisce un oppidum e viene dotata di una poderosa cinta muraria a doppia cortina costruita con tecnica di tipo greco, mentre ai piedi della stessa si ha testimonianza di numerose necropoli e piccole fattorie.

 

Con l’arrivo dei Romani e la presa di Taranto, l’insediamento in collina è abbandonato, mentre il territorio circostante continua ad essere abitato con fattorie e ville di piccole e medie dimensioni.

Bisogna aspettare l’VIII secolo per avere nuovamente testimonianze di occupazione della collina, questa volta tramite l’annotazione del nome MOTVLA su un documento storico in età longobarda. In epoca medievale la città si arrocca su un anello difensivo più ridotto all’interno della cerchia muraria di età greca realizzando le nuove fortificazioni a partire dall’XI secolo lungo il perimetro segnato dalle attuali vie Muraglie, Mazzini e Piazza Plebiscito.

Mottola è dotata da Rayca, mercenario Saraceno al soldo del condottiero bizantino Basilio Boiannes, di un castello già nel 1023, poi probabilmente restaurato e modificato dai Normanni e in seguito dagli Svevi. Intorno al castello si sviluppa un piccolo borgo contadino che si arricchisce, nei secoli successivi, di alcuni importanti edifici religiosi: nel 1198 la Cattedrale e di seguito il Palazzo Vescovile, nel periodo angioino la cappella di San Giacomo, la chiesa di Mater Domini Antiqua, la cappella di Santa Maria della Vetera.

In contemporanea nel territorio circostante la collina, a partire dalla fine dell’anno 1000, si registra il boom dei casali rupestri. Già durante l’età bizantina la Puglia era popolata da piccoli monasteri italo-greci, molti dei quali rupestri, che sono utilizzati dai conquistatori normanni, in pieno accordo con la Chiesa Romana, per la "ricattolicizzazione" delle campagne pugliesi, profondamente segnate dalla influenza politica, teologica e culturale di Bisanzio.

Lo strumento più efficace nell'opera di rilatinizzazione religiosa e politica è rappresentato dall'operato delle grandi abbazie dei Benedettini dell'Italia meridionale (Montecassino, Cava dei Tirreni, Venosa), alle quali i principi normanni donano molte di quelle chiese e monasteri rurali, contribuendo allo sviluppo economico e civile delle campagne ed al loro pieno ritorno nell'alveo cultuale, culturale e politico occidentale. Intorno ad un buon numero di questi luoghi di culto rupestri, si organizzano infatti i casali ed i villaggi che ripopolano queste terre a cavallo tra Alto e Basso Medioevo.

Le chiese rupestri di Mottola, definite le "grotte di Dio", conservano resti più o meno consistenti del corredo originario di affreschi murali, spesso dipinti su strati palinsesti più volte riaffrescati in epoche successive, in un arco temporale che va dal IX al XV secolo. Fortissima è l'influenza decorativa di Bisanzio, anche nei secoli successivi alla sua cacciata politica dalle terre pugliesi, particolarmente nelle rappresentazioni sacre che qui sono soprattutto icone devozionali di Santi. Abbondano d'altra parte altri soggetti pittorici tipici della tradizione orientale come il Cristo  in Deesis, le Vergini con Bambino nelle varie versioni Odighitria, Glycophilousa, Nicopeia, Galaktotrophousa, ecc.

Il trapasso all’era moderna nel XVI secolo sotto gli Aragonesi vede lo svilupparsi del baronaggio e di un lungo periodo di decadenza e di decrescita demografica che include tutto il XVII secolo. Purtuttavia dobbiamo segnalare, nel corso del 1500, l’ampliamento in senso E-O della chiesa Cattedrale, la costruzione della chiesetta dell’Annunziata e della Madonna di Costantinopoli ai piedi della collina.

Durante il 1600 se il territorio è ormai sotto la gestione stabile dei Caracciolo, l’episcopio mottolese vive una profonda crisi con l’alternanza di numerosi prelati e il tentativo di trasferire la sede a Massafra. Nonostante tutto si nota una certa vivacità nell’edilizia religiosa con la costruzione del nuovo Convento presso la chiesa extra moenia di Santa Maria della Vetera, della cappella del Rosario.

Un prezioso documento del 1653, l’Apprezzo del feudo di Tavolario Onofrio Tango, ci restituisce importanti notizie sulla collina in questo periodo: il centro urbano appare sviluppato intorno al Castello, caratterizzato da abitazioni per lo più terranee con poche case ad un piano lungo stradine strette e tortuose. Inoltre si evince che il nostro centro storico nel corso del 1600 era diviso in rioni, ovvero in “pittagi” denominati Chiesa, Santa Lucia, San Giacomo, Fornello, Purgatorio, Schiavonia.

Durante il XVIII secolo il paese vive una fase di relativa prosperità soprattutto grazie al potenziamento dell’economia agricolo-pastorale voluta dai Caracciolo. Il parallelo incremento della popolazione nei ristretti spazi del centro urbano provoca la costruzione di nuove opere di edilizia religiosa o fuori le mura o in stretta aderenza al perimetro delle mura (la chiesa del Purgatorio). Si registra, inoltre, sempre in ambito religioso, l’abbellimento della chiesa Cattedrale con la commissione della tela dell’Assunta al conte Malinconico e dell’altare del Santissimo Sacramento.

Solo nel corso del 1800 inizia l’edificazione di nuovi quartieri al di fuori dell’originario perimetro delle mura medievali dando origine al nuovo Borgo cittadino. Tra il 1881 e il 1887 è edificato il nuovo monumentale Palazzo Municipale mentre le carceri, la sede dei carabinieri, le poste, il telegrafo vengono trasferite nell’ex convento dei francescani.

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